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Mantra

La parola “MANTRA” proviene dal termine sanscrito “manana“, che vuol dire “meditazione”. Pronunciare un mantra non è affatto difficile ed aiuta ad attuare una strategia che da sempre l’uomo tenta di realizzare: quella di entrare in contatto con se stesso! Cercheremo di spiegare come i mantra non siano qualcosa di complicato, ma come, al contrario, siano strumenti agevoli e molto utili, in grado di facilitarci l’esistenza.

Sotto il profilo pratico i mantra sono parole o sequenze di parole capaci di migliorare il nostro stato fisico e spirituale, che possono essere pronunciate in ogni lingua: ad esempio “io sono la pace” oppure “io sono il coraggio” sono mantra che migliorano concretamente il nostro stato interiore, perché invocano principi innati in noi – e presenti in ogni momento – che potrebbero essere momentaneamente “indisponibili”.

In sostanza, quando ci serviamo dei mantra, noi gettiamo un immaginario “ponte” verso la parte più profonda di noi stessi, normalmente invisibile e intangibile, per dialogare con essa e risvegliare energie offuscate o dormienti a causa dei nostri pensieri o dei nostri comportamenti errati. Se le diremo col cuore, possiamo essere sicuri che le parole che compongono il mantra saranno in grado di parlare alla nostra kundalini e ai chakra determinando un miglioramento concreto di tutto il nostro essere, sia fisico che spirituale.

Per capirci meglio è utile ricordare uno studio realizzato dallo scienziato giapponese Masaru Emoto, che, dopo avere osservato il comportamento dell’acqua durante il processo di congelamento, ha fatto una scoperta sensazionale: ha esposto alcuni contenitori pieni di acqua di fronte ad alcune scritte, lasciandola congelare. Ebbene, ha poi verificato che l’acqua esposta a parole positive forma dei cristalli bellissimi, simili a quelli della neve, mentre l’acqua che gela di fronte a parole negative reagisce creando strutture amorfe e prive di armonia.

 

La nostra Kundalini, che – lo ricordiamo – ha la stessa natura dell’energia cosmica, risponde in ugual modo a tutti gli stimoli che evocano sensazioni positive, ed i mantra per l’appunto forniscono al nostro sistema energetico stimoli positivi.

Normalmente i mantra producono i loro effetti mentre siamo nello stato di meditazione – momento in cui siamo in contatto con il vero potere del nostro Sé – e ci aiutano a richiamare verso di noi le forze cosmiche, compresi gli elementi della natura, perché vengano in nostro aiuto. Nel far questo, ci sentiremo un tutt’uno con l’universo e ci serviremo di parole ed espressioni già pianificate, che non faremo fatica ad imparare, che pronunceremo col cuore, mettendoci tutta la spontaneità, l’amore ed il rispetto verso noi stessi di cui saremo capaci.

In Sahaja yoga ognuno dei nostri chakra ha un mantra dedicato, in grado di risvegliare le sue qualità primordiali, attivandone l’irradiamento vibratorio. Quando si pronuncia il mantra di un determinato chakra con l’amore e l’attenzione necessari, esso dissolve gli ostacoli sul cammino della Kundalini perché invita l’energia del cosmo a purificare il nostro chakra, a proteggerlo, a distruggere ogni forma di negatività.

Facciamo qualche esempio: un mantra che dedicato all’agnya chakra, quello che si trova al centro della fronte è “io perdono”, proprio perché la qualità che esprime questo chakra è appunto quella di saper perdonare. Oppure, per aiutare il nostro nabhi chakra, quello al centro della pancia, potremo dire “io sono l’equilibrio e la pace”, qualità situate – a livello energetico – proprio in questa parte del nostro corpo.

In Sahaja Yoga, potremo imparare a pronunciare le stesse parole anche in lingua sanscrita. L’uso di questa lingua, infatti, è vivamente consigliabile per un motivo di natura tecnica. Essa è portatrice di un patrimonio fonetico che ha grandi affinità con le frequenze prodotte Kundalini quando attraversa i chakra. In India, dove questa lingua è nata, essa è considerata la lingua spirituale per eccellenza.

 

Esercizio pratico:
Possiamo sperimentare gli effetti dell’uso dei mantra la prossima volta che ci siederemo a meditare: apriremo le mani con i palmi rivolti verso l’alto, entreremo in connessione con la nostra Kundalini e, dopo esserci abbandonati a Lei completamente, potremo pronunciare il mantra per eccellenza: “AUM” (oppure “OM” nella sua forma contratta) e provare a verificare se sulle mani avvertiremo più distintamente il soffio della brezza fresca dell’energia cosmica (vedi anche meditazione online).